Quali sono le basi del trading e da dove iniziare?
Avrai letto e sentito parlare ovunque di trading. Immagino che tu ti sia imbattuto spesso anche negli annunci di native advertising che ti avranno lasciato intendere che c’è una persona che vuole spiegarti come da un giorno all’altro è riuscita a cambiare la sua vita perché adesso riesce a guadagnare 5.000€ al mese impegnandosi un’ora al giorno. Chiaramente non è cosi. Più del 90% di chi fa trading perde soldi.
Il trading è difficilissimo e molto rischioso. Facilissimo è invece perdere soldi, soprattutto se non si opera con le idee chiare e senza un’ottima formazione alle spalle. Come ogni cosa, per avere buoni risultati servono impegno e dedizione, oltre a tanto tanto studio. Se non è ancora chiaro, non esistono pasti gratis.
Le basi del trading: gli asset
Difficilissimo si. Rischioso anche. Impossibile no. In questo post verranno prima descritti 3 diverse tipologie di asset di investimento e poi ci focalizzeremo sul mercato azionario per comprendere quali sono le fasi che devono essere affrontate per definire l’operatività.
Iniziamo dagli asset oggetto delle discussioni di DeFi Hub:
- azioni;
- startup;
- criptovalute.
Se sei qui a leggere questo articolo mi immagino che tu sappia perfettamente le differenze tra questi 3 asset e che aspettative possono generare su ogni investitore, ma in ogni caso un ripasso farà bene a tutti.
Chi acquista un’azione diventa socio della società emittente. Ne acquista a tutti gli effetti una quota e concorrerà agli utili d’impresa. L’investimento dovrebbe quindi seguire nel medio periodo l’andamento del business dell’azienda e il prezzo dell’azione riflettere quest’ultimo, coerentemente con i multipli dei fondamentali. Tralasciando quindi operatività short, le aspettative dell’investimento potrebbero essere un incremento dei prezzi e/o la rendita da dividendo.
Chi invece acquista quote di una startup diventa anche in questo socio dell’azienda, ma ci troviamo davanti a un investimento illiquido, ovvero non negoziabile e difficilmente vendibile. La tipologia dell’investimento è basata sull’aspettativa di crescita della giovane società. Si mira in questo caso ad anticipare il mercanto in quanto non ci troviamo di fronte a realtà consolidate, ma ad aziende neo costituite che stanno iniziando a muovere i primi passi. L’obiettivo è quindi essere un early investor di una società di futuro successo. In questo caso i migliori scenari potrebbero essere l’exit, cioè che la startup venga acquisita da un competitor di più grandi dimensioni oppure assistere allo scale-up e consolidamento del business e concorrere anche qui agli utili d’impresa.
Per quanto riguarda le criptovalute, gli investitori possono trovarsi davanti a diversi contasti in base alla tipologia dell’asset acquistato:
- Store of value, al pari di oro o altri beni rifugio. L’aspettativa quindi, nell’ottica di diversificazione degli investimenti, è che questo asset si apprezzi nel tempo rispetto alla valuta di mio utilizzo (€);
- Governing token, ovvero il token utilizzato all’interno di un protocollo nel quale vengono sviluppati altri progetti. Questo token utilizzato come vera e propria benzina dell’intero sistema potrebbe a causa dell’alta domanda di utenti e sviluppatori avere un importante incremento di prezzo;
- Token as a service, ovvero l’acquisto di un asset che ci garantisce un servizio. L’investimento mira quindi all’utilizzo di tale prestazione a sconto rispetto agli standard, oppure all’aumento di prezzo del token perché ci si aspetta una grande domanda di questa tipologia di servizio.
Ora che abbiamo descritto 3 diversi tipi di asset, possiamo analizzare le fasi da prendere in considerazione prima di effettuare qualsiasi operazione. Come detto, ora ci concentreremo sul mercato azionario .
Queste sono le 3 fasi da affrontare in ordine cronologico:
- Asset Allocation
- Stock Picking
- Market Timing
Le basi del Trading: Asset Allocation
L’Asset Allocation è il processo attraverso il quale deciderai che percentuale del tuo patrimonio dedicherai ai vari strumenti. Facile a dirsi, difficilissimo a farsi. Hai appena letto quante differenze di base ci sono prendendo in considerazione, a livello generale, 3 diversi tipi di asset. Ora tornando nel nostro caso, l’investimento nell’azionario, una volta che avrai individuato quanto stock del tuo patrimonio utilizzare su questo asset, dovrai prendere tante altre decisioni. Due sono quelle che reputo maggiormente importanti, la tipologia di titolo e il settore di riferimento.
Value o Growth
- Azioni Value, hanno un buon rapporto prezzo/utile, in gergo P/E. Si tratta di aziende consolidate, dove tendenzialmente l’aspetto previsionale è meno incerto. La classica Eni, che ad esempio ai prezzi attuali (13.80€) garantisce un dividendo di circa il 6% per il prossimo anno. In linea di massima più è basso il p/e e più è attraente il titolo in ottica di investimento value. Il P/E (price/earnings) si calcola dividendo il prezzo della singola azione per l’utile per azione.
- Azioni Growth, sono titoli rappresentativi di aziende che potenzialmente potrebbero trovarsi far crescere molto velocemente il loro business e questo avrebbe ricadute positive sui prezzi. E’ un investimento più rischioso di quello precedentemente descritto proprio per l’alta imprevedibilità del contesto che si basa su per lo più su aspettative, conoscenza del mercato di riferimento e del business dell’azienda oltre che a una buona dose di analisi fondamentale prospettica. Tali aziende, trovandosi in fase di espansione, effettuano ingenti investimenti e generalmente non distribuiscono dividendi.
La tua authority ti guiderà nella scelta del settore di mercato
Industriali, energetici, finanziari, telco, media, technology e ce ne sono molti altri. In quale settore è più conveniente investire? Quale potrebbe garantire una crescita più elevata ai titoli che lo compongono?
La scelta del settore è fondamentale. Alcuni di essi sono ciclici, altri sono influenzati da news o eventi politico/economici, mentre altri ancora subiscono il trend del periodo. Non esiste un settore magico. Il mio suggerimento è di focalizzarsi sui settori nei quali si è maggiormente competenti e perché no, anche un pò interessati. L’interesse e la competenza potrebbero portarti a scoprire e decodificare news price-sensitive prima degli altri e a sfruttare questo vantaggio anticipando il mercato. L’authority è fondamentale negli investimenti.
Personalmente, oltre a quelli classici, ho creato un vero e proprio indice, l’Innovation Index, nel quale ho fatto confluire a scopo di monitoraggio tutti i titoli appartenenti a settori altamente innovativi:
- Biotech
- Fintech
- Smart mobility
- Artificial Intelligence
- Big Data
- Green Economy
- Digital & New Media
Tali settori sono di grande appeal per gli investitori perché appartengono a mercati in forte sviluppo, ma in pochissimi poi sono realmente in grado di comprenderne le reali potenzialità e la concretezza dei titoli appartenenti.
Le basi del Trading: Stock Picking
Ora che è stato allocato il budget per l’asset azionario e che abbiamo individuato il/i settori nei quali siamo più competenti o che stimiamo possano godere di un maggior tasso di crescita medio, dobbiamo selezionare i titoli che reputiamo “interessanti”.
A questo punto non possiamo che valutare i fondamentali e i multipli delle singole aziende, attraverso la tanto amata analisi fondamentale.
L’analisi fondamentale valuta la solidità patrimoniale e la redditività di un’azienda, determinando il valore intrinseco (o fair value) della società. Cit. Wikipedia
Il primo concetto da acquisire è senz’altro quello di capitalizzazione. La capitalizzazione rappresenta il valore di mercato dell’azienda e si ottiene moltiplicando il prezzo del titolo per il numero complessivo di azioni emesse. Questo valore è un parametro fondamentale e rappresenta la grandezza dell’azienda valutata dal mercato. Per avere velocemente dei termini di paragone ti consiglio di verificare la capitalizzazione delle più conosciute aziende italiane, come Eni, Enel o Banca Intesa San Paolo e rapportarle al titolo che stai analizzando. Anche se si dovesse trattare di settori diversi, questo confronto, che potrebbe sembrare senza logica per i più esperti, ti può aiutare se sei alle prime armi ad avere un termine di paragone immediato.
Secondo punto da analizzare sono i margini e multipli dell’azienda. A mio avviso i primi due su cui è necessario soffermarsi sono l’EBITDA Margin per titoli Growth e P/E per titoli Value. L’EBITDA è un indicatore di profittabilità della gestione operativa dell’azienda, quella caratteristica. L’EBITDA Margin si calcola dividendo l’EBITDA per i ricavi. La percentuale mostrerà quanto la gestione “core” dell’azienda sia profittevole. A seconda del settore di riferimento questo risultato dovrà essere paragonato al proprio benchmark per capire se l’azienda performa o sottoperforma il mercato. Abbiamo già parlato del P/E per descrivere il concetto di azienda Value. Per semplificare, il P/E altro non è che la stima della rendita che potrebbe fornirti il tuo investimento sulla base del prezzo corrente del titolo. Anche in questo caso, il multiplo dovrà essere confrontato al benchmark di mercato. Chiaramente per rendere veritiero questo indicatore, non dovranno essere considerate eventuali operazioni straordinarie che ne potrebbero aver alterato sensibilmente il risultato di periodo.
Terzo indicatore da valutare sono senz’altro i ricavi. E’ forse il dato più facile da controllare e mostra quanto l’azienda riesce a essere competitiva vendendo i suoi prodotti e servizi sul mercato. Anche qui, più che la fotografia dei ricavi in un preciso momento, è importante capire quanto questi stiano crescendo rispetto al periodo di analisi precedente e rispetto al mercato, aumentando di fatto il market share dell’azienda.
L’ultimo punto di quelli che reputo essenziali per iniziare una prima scrematura dei titoli e selezionare quelli di interesse è la PFN ovvero la posizione finanziaria netta dell’azienda. Essa mostra l’indebitamento a breve, medio e lungo termine e confrontata su periodi standard (trimestri o anni) evidenzierà quali sono i flussi di cassa della società.
Le basi del Trading: Market Timing
Abbiamo praticamente definito cosa fare, manca solo una cosa: quando?
Il market timing è fondamentale per il buon esito di un’operazione, sia essa a breve o a medio/lungo termine. Capire il momento esatto in cui comprare o vendere è l’aspetto più difficile del trading, perché, oltre alle valutazioni analitiche effettuate, subentra un altro aspetto molto più difficile da gestire: l’emotività.
Proprio per cercare di limitare l’aspetto emotivo, un buon trader dovrebbe affidarsi quanto più possibile a un modello da lui elaborato di analisi tecnica e in base ad esso imporsi delle regole da rispettare rigidamente.
L’analisi tecnica è lo studio dell’andamento dei prezzi dei mercati finanziari che viene effettuata attraverso grafici con metodi matematici e statistici per provare a prevederne le tendenze future. Nonostante questa descrizione possa spaventare chiunque non abbia un dottorato in materie scientifiche, la realtà è ben diversa. Ormai tutte le piattaforme di analisi ti offrono la possibilità di aggiungere indicatori e oscillatori ai grafici di prezzo con un semplice click. Non è di certo questo l’aspetto difficile, ma lo è invece la costruzione e l’interpretazione del grafico.
Concludo con una nozione base, ma che ho notato generare parecchia confusione a chi è alle prime armi, la differenza tra indicatori e oscillatori:
- Indicatori, si muovo nel grafico principale, quello dei prezzi (es. medie mobili);
- Oscillatori, si muovono all’interno di un range prestabilito e non vengono inseriti nel grafico dei prezzi.
Per effettuare un test, puoi provare ad utilizzare le Bande di Bollinger (indicatore) e l’RSI (oscillatore) nel tuo primo grafico ed iniziare a farti un’idea più concreta su cosa sia l’analisi tecnica.